ROMA – La battaglia legale fra lo Stato italiano e i bookmaker senza licenza potrebbe proseguire ancora per anni, ma al momento “secondo i dati del Mef per ogni punto autorizzato dallo Stato ce ne sono due senza concessione”. E’ quanto sottolinea Maurizio Ughi, amministratore unico di “Obiettivo 2016”, che con il progetto “Tutti insieme” punta a una sola rete scommesse. “Le posizioni sono ‘variopinte’. Chi vuole giustizia, chi vuole delle scuse, chi vuole impadronirsi del mercato” dice Ughi, riferendosi alle dichiarazioni di John Whittaker (Ceo di Stanleybet ) e Paolo Tavarelli (presidente di Sks365), due bookmaker presenti in Italia con una rete di punti collegati commercialmente, ma senza la concessione statale. “La realtà è che, come dimostrano i dati del Mef, dopo tanti anni di ping-pong, di leggi, regolamenti e gare, i negozi dei transfrontalieri sono più del doppio di quelli attivi in forza di concessione dello Stato italiano. Al di là delle questioni giuridiche, mi interessa capire il perché. Mi interessa cosa pensa il consumatore finale, dato che i CTD prosperano e si moltiplicano.
Io credo che il loro punto di forza sia un miglior servizio allo scommettitore: da una parte c’è una rete che offre una ‘sartoria della scommessa’, con quote più allettanti e proposte su misura, dall’altra i concessionari che vendono ‘vestiti’ confezionati in serie”.
Il problema, aggiunge Ughi, “è che il sistema italiano è rimasto troppo rigido e appesantito dalla burocrazia, ovvio che ci sia qualcuno pronto a sfruttarne le inefficienze”. Anche da questo nasce la richiesta, fatta da Obiettivo 21016 direttamente al Governo, di “una scommessa uguale per tutti, con regole che permettano agli operatori autorizzati di andare incontro alle esigenze sempre più sofisticate dello scommettitore. Chi governa il settore, il regolatore, si è scordato di ‘fare la manutenzione’ al sistema dei giochi, troppo concentrato a riscuotere le tasse che vengono da scommesse, lotterie, slot e altri giochi legali. Adesso abbiamo un’opportunità ghiotta, che non va fatta sfuggire: con la legge delega possiamo fare il ‘tagliando’ al settore, andare incontro alle esigenze e richieste dei clienti e dimostrare che siamo in grado di reggere qualsiasi tipo di concorrenza, anche quella transfrontaliera”
